
Ucronia
Finché l'essere umano poppante
numero centodiciassette
miliardi ottocento milioni e rotti
non decide che ha voglia di guerra
per la sua testolina piena di noia
il pancino vuoto di bene
come natura necessariamente comanda
e filosofia dissuade per igiene
pur senza vera convinzione
e caso vuole che l'essere umano
numero eccetera eccetera
abbia il dito sulla leva che muove
tipo centocinquantamila soldati
dal punto A al punto B
ed è subito sogno esaudito
fatti che riempiono il pannolino
numeri come omini del lego
e un libro di storia tutto nuovo
Non è guerra, è un'esercitazione
siete i soliti allarmisti
Non avete mai visto bambini
esercitarsi a mancare di un pelo
il tetto di una scuola
che si esercita a crollare
La mano del presidente
tamburellare sul microfono
a, a, un due tre, prova d'invasione
Le colonne di comparse lungo
le strade per la scena dello
sfollamento in CGI
(realismo da brividi, va detto)
Fake–fake news
fresche di tastiera
per le vostre bacheche
Non avrete paura per davvero
diteci che state al gioco
Con la vostra preregistrata voce grossa
le sopracciglia corrucciate a matita
la dichiarazione di condanna
“ferma, condivisa e determinata”
come è scritto sul gobbo
Due stanze angolo cottura & ampio cratere
vista parcheggio (affacciatevi pure):
recente realizzazione, una finestra aperta
sul Novecento (sentite come splende oggi il sole
dell'avvenuto) e chi ha detto che l'odio è cieco,
anzi, l'odio spalanca occhi sui condomini, guardate,
ottima posizione al centro del bersaglio,
ben servito dai mezzi cingolati pesanti, polvere
di calcina già posata sui soprammobili rotti,
e i vicini, non un sussurro, così ammodo
un silenzio che sveglierebbe un cimitero
Cornicetta e data:
Babyn Jar, Kyiv, 1° marzo 2022
alla Storia esplodono i timpani
bambini, non fatemi ripetere:
maestra, le betulle sanno
quando un giorno è un giorno di guerra?
arrivavano in fondo alla gola
e solo allora udivano le raffiche
e il quaderno di scuola si tappa gli occhi
le penne sgocciolano nell'astuccio
ma è per colpire l'antenna tv
che la terra viene smossa di nuovo
Olena, attenta a quelle macchie
a minuti suona la campanella
ballate al ritmo dei timpani
pettirossi infilzati per la gola
come dentro il mortaio di Baba
la testa al sicuro nel sottobanco
oggi mi ero fatta la treccia, maestra
chi può torni a casa, ché fa buio
ho insegnato tutto quello che sapevo