Al cinquemilionesimo caffè decisero
di prendere il toro per le corna

mani sulle cosce si alzarono in coro
dalle sedie pieghevoli disposte in cerchio

salirono dallo scantinato al neon
al gelo del primo mobile lasciato aperto

e chiesero all'angelo di turno un appuntamento
direttamente col creatore. Con cortese urgenza.

Non protetti da una sala d'aspetto al buio
alitando tepore nei pugni chiusi riprovarono

il discorsetto: guardaci siamo tutti
qui e siamo tutti ugualmente sbagliati

non riusciamo ad amarci fa' qualcosa
e se proprio non vuoi farci da capo

ritoccaci, miglioraci, correggi l'evidente
errore di gioventù. O onnipotente tu.

E sorridevano tremanti domandandosi
per non pensare a Vladimiro ed Estragone

dietro maschere d'ansia stagliate
nello sprizzo d'accendino, come

lui finalmente si sarebbe fatto vivo
se in una tradizionale brezza leggera

o in un soffio di raucedine tardo-bobdylaniana
all'orecchio di tutti in iperstereo.

Quasi non se ne accorsero quando accadde.
Quelli che lo notarono tacquero

per non distrarre gli abituati a disperare
quando a tutti spuntò un terzo arto

proprio al centro del petto e al suo capo
una mano ottusa, né destra né sinistra.

E continuarono a sciogliersi in chiacchiera
più delicata di rugiada. Era più facile

accettare così la grazia, la correzione
senza smettere di aspettarne un'altra,

quella giusta finalmente, il ritocco finale
che non li avrebbe delusi. L'erba era grigia,

la notte a mozziconi in terra,
l'alba condannata ad arrivare.

Nuvola