
Febbraio
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Chi litiga per primo
sa quanto costa il tempo
Si sta seduti composti
per rispetto ai millenni
di gambe di troppo
Le mani hanno un dorso e un palmo
e solo uno dei due scotta
Non vivermi così appiccicata
spostati più in là
La voce a squarciagola
serve a prendere le mosche
incolpevoli ma fastidiose
Si mangia ciascuno la propria fetta
e a qualcuno tocca il coltello
Io parlo prima di te parli prima di me
Guadagnare centimetri e metterli
da parte ma senza impilarli
sennò si sciolgono
L'ultimo aspetta la notte
Piango verticalmente
perché non mi si scolla l'ombra dalle suole
perché ho la mia pelle appiccicata addosso
tutta pieghe dopo la pennichella
perché mi hai portato dove non volevo
sbagliando il tempo e il modo
e ora devo riavvolgere il gesto
perché cambia
tutto cambia
e continua a cambiare
perché capisco che non capisco
ma sento che la faccenda è seria
come collaudassimo assieme ora
l'invenzione della gola e delle orecchie
come romba un autotreno a filo del guardrail
romba, autotreno, guardrail: parole che non conosco
ma di cui ho già tutte le vocali in bocca
da sputare
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E gli si svolsero intorno a frullo
come tirando un filo scucito
dalla manica di sacco, ma come
fuoco azzurro, già paradiso,
aerei, liberati.
I fraticelli videro di lontano
che il santo continuava a predicare.
Non udita
la voce imperterrita nel crescente rombo d'ali.
Appena stridula per lo sforzo che comporta
tra i disattenti
diventare agiografia.
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Hazrat Makhdum Abdul Ghafur
Shah Road Etah Uttar Pradesh
Neeraj Rolling Shutter Ph
scaffali arrugginiti pezzi
di ricambio cavi sedie
di plastica scatole tubi
bobine una motocicletta
ghirlande appese al soffitto
telecamerina di sorveglianza
e dietro il banco a guardare
la strada dietro il riflesso
degli occhiali eccolo
il dono umano
cinquantenne, sovrappeso
segnato ma stabile:
contemplatelo
imperscrutabile alla macchina
fotografica
fallimento della statistica
ore dieci del mattino inquadratura
a trecentosessanta gradi celsius
rotazione planetaria della testa
e tutti quei miliardi di dèi
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Come crescere un uomo di quarant'anni –
Cosa attendersi quando si attende
la seconda metà della vita –
A quarant'anni mi svezzo da solo –
365 giochi che puoi fare con
il tuo ometto di quarant'anni –
Abbigliamento secondissima infanzia –
Pancino da birra e colichette –
Diventa genitore di te stesso
in quaranta semplici mosse –
Il mio primo piano pensionistico
integrativo Montessori –
I no che aiutano a invecchiare –
Il metodo Benjamin Button
per guardare avanti senza vertigini –
Mario Draghi e gli animali del bosco –
Il grande album di disegni
già colorati meglio da altri –
Novantanove bilanci esistenziali
per non annoiarsi quando piove –
Le migliori realtà della buonanotte –
Cento favole per restare svegli –
Imparo a contare alla rovescia –
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La piccola Chiyono
salendo dal pozzo sotto
la mano bianca della luna piegata
sotto la stanga del secchio sente a un tratto
che l'illuminazione tanto cercata sta arrivando
e vorrebbe stringere le gambe
non adesso, non adesso
lasciami arrivare al cancelletto, alla mia stanza
arrotolare la stuoia
riporre le cose abituate al mio tocco
ripetere un'ultima volta il mio nome
ma il suo piede non sa ancora
superare a volo
la radice che sporge dal sentiero
ora
che c'è acqua nel secchio
ora
che c'è luna nell'acqua
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Finché l'essere umano poppante
numero centodiciassette
miliardi ottocento milioni e rotti
non decide che ha voglia di guerra
per la sua testolina piena di noia
il pancino vuoto di bene
come natura necessariamente comanda
e filosofia dissuade per igiene
pur senza vera convinzione
e caso vuole che l'essere umano
numero eccetera eccetera
abbia il dito sulla leva che muove
tipo centocinquantamila soldati
dal punto A al punto B
ed è subito sogno esaudito
fatti che riempiono il pannolino
numeri come omini del lego
e un libro di storia tutto nuovo
Non è guerra, è un'esercitazione
siete i soliti allarmisti
Non avete mai visto bambini
esercitarsi a mancare di un pelo
il tetto di una scuola
che si esercita a crollare
La mano del presidente
tamburellare sul microfono
a, a, un due tre, prova d'invasione
Le colonne di comparse lungo
le strade per la scena dello
sfollamento in CGI
(realismo da brividi, va detto)
Fake–fake news
fresche di tastiera
per le vostre bacheche
Non avrete paura per davvero
diteci che state al gioco
Con la vostra preregistrata voce grossa
le sopracciglia corrucciate a matita
la dichiarazione di condanna
“ferma, condivisa e determinata”
come è scritto sul gobbo
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