
Agosto
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La bottiglia di vetro che manine
ignare lasciano cadere
si spacca sul pavimento.
Hai visto cos'hai fatto.
C'è della fisica da insegnare
e della paura da tamponare
mentre gira il pomeriggio.
C'è anche una poesia da scrivere,
mi pare, ma è veloce,
corre sul pavimento
sfugge all'asciugamano.
Mi metterei in ginocchio a cercarla
ma è pieno di cocci
e non voglio ferirmi.
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È il doppio rosario dei giorni,
ogni nodo
un nodo di rabbia.
Puoi contare i tuoi nel ricordo
lungo i miei.
E quelli che ti ho aiutato
a sciogliere:
volati in cielo
in un libero battito d'ali,
i nostri attimi migliori,
come neanche vissuti.
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Hai ragione,
ti obbligo a pregare.
Giungo le tue mani. Ti indico
fronte petto spalla spalla.
Nel centro esatto del gesto,
la tua anima,
che io devo riempire.
Stamattina in primo banco
ce l'avevi con me.
Col dito hai segnato sul libretto,
gli occhi torvi,
Padre, Figlio.
Come disperatamente
chiedevi e non riuscivi
a credere in me.
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Di qui in poi è tutta una rotonda
fino all'autostrada
il che si traduce in tempo
per divagare e in ritmica delle frecce
dentro e fuori (non le mette nessuno
anche se servirebbe) e vedrai
com'è benefico in fondo
questo gravitazionale rallentare orbitare un centro
stepposo oltre il cordolo
che non significa niente, ormai
spuntano anche senza intersezioni, ma
noi le lasciamo fare, giusto? noi
ci lasciamo fare, e intanto ci prendiamo
il gusto sacrosanto di scambiare, girando,
l'andare per restare
siesta.
nella chioma del pino
una cicala sola.
muto tappeto
di aghi caduti.
voci dietro la siepe.
ora bollente.
in mezzo al campo da basket
due sedie vuote.
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Vedi la cicatrice del fuoco
là sulla pendice. Come qualsiasi
dolore fermo non fa paura.
Natura che si agisce. E noi
ne siamo parte incongrua nei secchi
pescati in mare e rovesciati a monte
per far tacere le fiamme, nello sguardo
che non si sofferma sulla cenere,
prevedendo. Il tempo: solo quando
ci è passato sopra è veramente
tempo.
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Nessuno dovrebbe fare figli
per nessun motivo al mondo mai
come non si dovrebbe saltare
da cinquanta metri di scogliera
per godere della carezza dell'aria
prima di sfracellarsi
sul pavimento oceanico
del proprio egoismo (che sappiamo
uccide comunque, ma di solito
più lentamente)
Mi dici che ti svegli
e non ti riaddormenti
per via del mio respiro accanto
Devi cercare il sonno in un'altra stanza
dove non sono io
Strano come a me stesso
riesca a dar tregua della mia presenza
mentre a te no
E infatti mi alzo dal letto
così fastidiosamente
ben riposato
Mi comunicano che la poesia del ventiduesimo secolo
troverà un modo di incidere la testa come un ascesso
per spurgarne l'eccesso di pensiero
e da allora attendo
Me ne parlano dal futuro come di cosa già successa
quindi è ovvio che sto attendendo nel verso sbagliato
mentre dovrei voltarmi verso il passato ma appunto
ho il cervello che mi scoppia di pensieri e l'unico
modo di affrontarli è credere che sto lavorando
per la poesia del ventiduesimo secolo qualunque
forma prenderà che sia parola o scalpello anche
solo dalla sponda di questo letto pendente sul futuro
(lo so dovrei aggiustarlo ma ho sempre la testa gonfia)
Paradiso è
non ricordare più chi sei.
Questa brezza che sale dal mare
fra i peli delle braccia.
Leggerezza. Ecco.
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I.
«Io non vorrei
che voi andaste in cielo mai
ma so che dovrà succedere»
.
«Allontanati dal parapetto
se scivoli ti raccogliamo
col cucchiaino»
.
«Non voglio che la scheggia
mi faccia diventare il mignolino giallo
ma non ho voglia neanche
di toglierla con le pinzette»
.
«Papà ma ci sono anche
bambini morti?» «Sì amore
ma in questo cimitero non ne ho visti»
.
«Amen Figlio Spirito Santo
l'ho detto partendo dalla fine»
II.
«È come spingere un barile
pieno di palle da bowling
ce la metto tutta ma non si sposta»
.
«Mi porti sulle spalle
per tantissimo tempo
e poi cammino da sola
per pochissimo tempo?»
.
«Ho trovato una spiaggia»
«Sì
ma è una spiaggia piccola»
.
«Che cosa vuol dire nell'ignoto?»
III.
«Ho paura della nostalgia»
«Pensa alle vacanze
al mare
agli unicorni»
.
«Il tango si balla
su una musica che fa così:
»
.
«Papà puoi guardare tu
da quella finestrella lassù?»
.
«Stai dormendo?»
«Sì»
IV.
«Cos'è la neve
com'è che il freddo forma la neve
non l'ho mai capito»
.
«Non sto mimando una persona che pensa
sto pensando che cosa mimare»
.
«1914, cioè mille anni
prima che nascessi
anzi no
cento»
.
«Perché non si può
salire al piano di sopra?»
V.
«Sono contenta di essere nata
da voi due»
.
«Qual è la stella polare?»
«Quella»
«Non la vedo»
.
«Papà, parlo bene?»
.
«Che cosa c'è?»
«C'è che non voglio
che il sole mangi la terra
anche fra miliardi di anni»
.
«Ora lascia in pace il cagnoletto
l'hai accarezzato abbastanza»
«Posso almeno
continuare a guardarlo da qui?»
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